Aprire Partita IVA: quale regime fiscale scegliere nel 2025
La Partita IVA è un codice fiscale composto da 11 cifre che identifica univocamente un lavoratore autonomo o un’impresa agli occhi dell’Agenzia delle Entrate. Aprire una partita IVA significa ufficializzare la propria attività professionale o imprenditoriale: si possono emettere fatture, incassare compensi e si acquisiscono obblighi fiscali (dichiarazione dei redditi, versamenti di imposte e contributi). In pratica, il codice fiscale identifica una persona fisica, la partita IVA identifica l’attività economica; entrambe servono per finalità fiscali e spesso coincidono (il titolare di P.IVA persona fisica ha sia codice fiscale che partita IVA).
Per gestire la fiscalità di una Partita IVA, è necessario adottare uno dei regimi fiscali previsti dalla legge. I regimi fiscali principali in Italia sono il Regime Forfettario, il Regime Ordinario con contabilità semplificata e il Regime Ordinario con contabilità ordinaria. Ogni regime ha requisiti di accesso, benefici e oneri diversi: scegliere quello giusto è cruciale per ottimizzare le imposte e semplificare gli adempimenti. Nei paragrafi successivi analizziamo in dettaglio ciascun regime, i vantaggi e svantaggi e i requisiti per accedervi, con una tabella comparativa riassuntiva alla fine.
Regime fiscale forfettario
Il regime forfettario è un regime agevolato riservato alle persone fisiche (liberi professionisti, artigiani, commercianti, ecc.) che esercitano attività in forma individuale. Introdotto nel 2015 e rivisto nel 2020, questo regime prevede limiti di reddito e alcune cause ostative. Dal 2020 chi accede al forfettario deve aver conseguito nell’anno precedente ricavi o compensi non superiori a 85.000 €. Inoltre non bisogna aver sostenuto spese per lavoro dipendente o collaborazioni superiori a 20.000 € annui. Chi apre una nuova attività può accedere immediatamente al forfettario anche se non aveva partita IVA negli anni precedenti. Alcune attività o fonti di reddito particolari (cessioni di fabbricati, acquisti di veicoli nuovi, ecc.) impediscono l’accesso.
Requisiti: fatturato annuo ≤ 85.000 € (soglia unica per tutte le attività); spese per dipendenti/collaboratori ≤ 20.000 €; nessuna causa di esclusione (ad es. reddito da lavoro dipendente pregresso >30k salvo fine contratto).
Vantaggi: imposta sostitutiva unica sulle imposte dirette (15% del reddito imponibile, ridotta al 5% per i primi 5 anni in caso di nuova attività). Il reddito imponibile si calcola applicando ai ricavi un coefficiente di redditività che varia in base al settore (tipicamente dal 40% all’86%). Dal punto di vista contabile, il forfettario è molto agevole: non si applica l’IVA sulle fatture emesse (quindi non si versano IVA e non si presenta dichiarazione IVA), non si applicano ritenute d’acconto e non si tiene il registro dei corrispettivi per le fatture attive. Non vi è obbligo di tenuta di libri contabili tradizionali (es. libro degli acquisti o delle vendite), e a regime la fattura elettronica è obbligatoria solo dal 2024. L’imposta del forfettario è sostitutiva di IRPEF, addizionali regionali/comunali e IRAP, semplificando notevolmente il carico fiscale.
Svantaggi: non permette di dedurre le spese effettive sostenute per l’attività (a parte i contributi previdenziali obbligatori). Ciò significa che l’unica “detrazione” reale è data dall’applicazione del coefficiente di redditività. Inoltre, superare il limite dei 85.000 € di ricavi annui fa uscire automaticamente dal regime forfettario a partire dall’anno successivo. Chi opta per il forfettario non può scontare crediti IVA né recuperare IRAP, ma ottiene tariffe spesso più convenienti perché non grava sull’IVA della clientela. In definitiva, il forfettario conviene se l’attività genera redditi contenuti e poche spese, grazie alla tassazione agevolata.
Regime fiscale con contabilità semplificata
Il regime ordinario con contabilità semplificata (spesso chiamato semplicemente “regime semplificato”) è un regime ordinario destinato alle imprese e ai professionisti con fatturati medio-piccoli. Si applica su opzione o di “diritto” (esercizio di attività senza superare i limiti). Dal 2023 i ricavi/compensi annui devono rimanere entro 500.000 € per le prestazioni di servizi e 800.000 € per le cessioni di beni (prima: 400k/700k fino al 2022). I professionisti senza scissione IVA non hanno limiti di fatturato specifici per questo regime. Inoltre le spese per acquisti di beni e servizi legati all’attività non devono superare 300.000 € lordi.
Requisiti: volume d’affari annuo entro 500k/800k a seconda dell’attività; per i liberi professionisti non è previsto un limite inferiore. Oppure opzione volontaria se si vuole rinunciare al forfettario pur restando sotto i limiti di fatturato.
Tassazione: nel regime semplificato il reddito imponibile si calcola secondo il principio di competenza (ricavi meno costi dell’anno). Alle imprese individuali e professionisti si applicano le aliquote progressive IRPEF ordinarie (dal 23% al 43% sugli scaglioni di reddito); sono dovute anche le addizionali regionali e comunali e i contributi previdenziali sui redditi di lavoro autonomo. In sostanza, il regime semplificato non prevede imposta sostitutiva: si paga IRPEF come nel caso ordinario, ma con la possibilità di dedurre le spese effettivamente sostenute.
Vantaggi: consente di dedurre tutti i costi reali dell’attività (materie prime, utenze, ammortamenti, ecc.) e quindi abbattere il reddito imponibile. La contabilità è comunque semplificata: si registra in base al principio di cassa, cioè le entrate e le uscite si annotano alla data di incasso o pagamento (più intuitivo rispetto al principio di competenza piena della contabilità ordinaria). Inoltre si tengono solo i registri fiscali necessari: registro cronologico di incassi e pagamenti e libri IVA delle operazioni attive e passive. Dal 2019 la fatturazione elettronica è obbligatoria anche in regime semplificato, ma si applica normalmente l’IVA (detraibile) in fattura.
Svantaggi: maggiori adempimenti rispetto al forfettario: bisogna emettere fatture con IVA, versarla periodicamente e presentare la dichiarazione IVA e dei redditi. L’imposizione complessiva può risultare più alta se il reddito è elevato, dato che l’IRPEF è progressivo e non esiste l’aliquota agevolata del 15%. Bisogna anche calcolare l’IRAP e versarla se dovuta (es. per artigiani/commercianti con dipendenti). In sintesi, il regime semplificato conviene se l’attività ha costi significativi da dedurre; altrimenti il vantaggio fiscale del forfettario può essere superiore. Dal punto di vista amministrativo, pur essendo “semplificato”, richiede attenzione nella tenuta dei registri IVA, nella compilazione dei registri cronologici e nella gestione dei cespiti.
Regime fiscale ordinario (contabilità ordinaria)
Il regime ordinario con contabilità ordinaria è il regime più completo (e oneroso) in termini di adempimenti. Diventa obbligatorio per chi supera i limiti del regime semplificato (oltre 500k/800k) oppure per le società di capitali (che applicano l’IRES). Anche i professionisti possono optare per il regime ordinario anche se sotto soglia. In pratica, il regime ordinario si applica a chi vuole o deve tenere contabilità ordinaria completa, con registrazione di cespiti, magazzino, patrimonio, ecc.
Requisiti: nessun limite di fatturato specifico (o limiti superati); obbligatorio se ricavi >500k/800k. Ad esempio, se un commerciante vende più di 800.000 € l’anno, deve adottare questo regime; analogamente, un professionista con compensi superiori a 500.000 €.
Tassazione: per i contribuenti persone fisiche nel regime ordinario valgono le aliquote IRPEF ordinarie (23%-43% secondo gli scaglioni di reddito). A queste si sommano IRAP (Imposta Regionale sulle Attività Produttive) e eventuali tributi locali. Per le società di capitali si applica l’IRES (24%) e l’IRAP. In questo regime si applica normalmente l’IVA su tutte le fatture e la si detrae sugli acquisti.
Adempimenti e contabilità: il regime ordinario prevede la contabilità completa: tenuta del libro giornale, libro inventari e libri dei cespiti (a seconda del volume e della natura dell’attività). È obbligatoria la fatturazione elettronica per tutti i contribuenti in regime ordinario. Si devono presentare la dichiarazione IVA annuale e versare l’IVA con cadenza mensile o trimestrale. Gli adempimenti includono anche la comunicazione degli Indici Sintetici di Affidabilità (ISA), la tenuta dei registri IVA obbligatori (vendite e acquisti) e la conservazione della contabilità elettronica. In sintesi, il regime ordinario offre la massima libertà di deduzione dei costi, ma comporta una complessità amministrativa elevata.
Quale regime scegliere? Consigli pratici
- Valuta il fatturato previsto: se ti aspetti introiti contenuti (ad esempio meno di 85.000 € annui) e non hai grosse spese da dedurre, il regime forfettario è spesso conveniente grazie all’aliquota agevolata (15% o 5%) e alla contabilità snella. Se invece prevedi ricavi elevati o costi rilevanti (materie prime, dipendenti, affitti), potresti dover optare per il regime semplificato o ordinario, che permettono la piena deducibilità delle spese. In particolare, superare i limiti di fatturato fa scattare il passaggio obbligatorio al regime ordinario.
- Considera le agevolazioni iniziali: i nuovi imprenditori in forfettario godono di aliquota ridotta al 5% per i primi 5 anni (se sussistono i requisiti). Inoltre, nel forfettario i contributi previdenziali (INPS) sono calcolati sul reddito e possono beneficiare di riduzioni, pur essendo l’unica spesa deducibile. Quindi per un’attività in avvio con bassi costi fissi, il forfettario può far risparmiare molto.
- Pianifica la crescita: ricorda che i regimi non sono definitivi. Se inizi in forfettario e poi superi 85.000 € di ricavi, dovrai passare al regime semplificato l’anno seguente. Valuta sin da subito se potrai restare sotto la soglia nei prossimi anni o se preferire passare volontariamente a un regime ordinario per dedurre investimenti elevati. In molti casi conviene avvalersi di un commercialista per proiezioni di fatturato e scelta ottimale del regime.
- Usa strumenti di verifica automatizzata: prima di avviare l’attività (o anche per controllare clienti/fornitori), è utile verificare la validità dei dati fiscali tramite servizi online o API dedicate. L’Agenzia delle Entrate mette a disposizione uno servizio di verifica online della partita IVA, e di recente ha sperimentato API apposite per controllare in automatico la validità di un codice fiscale o di una partita IVA. Questi strumenti consentono di ottenere lo stato dell’attività, la denominazione del titolare e le date di inizio/cessazione, evitando errori di digitazione o frodi. Integrare nei propri software un’API di verifica fiscale può garantire che i dati anagrafici inseriti in fattura siano corretti.
Tabella comparativa dei regimi fiscali
Caratteristica | Regime Forfettario | Regime Semplificato | Regime Ordinario |
---|---|---|---|
Limite di ricavi annui | ≤ 85.000 € (limite unico) | ≤ 500.000 € (servizi) / 800.000 € (beni) | Nessun limite (obbligatorio oltre soglie) |
Tassazione | Imposta sostitutiva 15% (5% per primi 5 anni) | IRPEF progressiva 23%-43% + addizionali (calcolata sul reddito di esercizio) | IRPEF progressiva 23%-43% + addizionali (sui redditi complessivi) |
IVA e detrazioni | IVA non applicata (esente). Spese non deducibili (solo contributi deducibili) | IVA applicata normalmente; spese di esercizio deducibili (abbattimento reddito) | IVA applicata normalmente; spese deducibili integralmente (riduzione imponibile) |
Contabilità/adempimenti | Contabilità semplificata: nessun libro IVA obbligatorio, fattura elettronica dal 2024, nessun adempimento IVA | Contabilità semplificata: tenuta registro incassi/pagamenti e registri IVA, fatture elettroniche con IVA, dichiarazioni annuali | Contabilità ordinaria completa: libro giornale, inventari, registri IVA obbligatori, fatturazione elettronica, dichiarazione e versamenti IVA |
Vantaggi principali | Semplicità contabile; imposta forfettaria bassa; nessun obbligo IVA/ritenute | Possibilità di dedurre tutte le spese; minori formalità rispetto al regime ordinario completo | Massima deducibilità costi; piena facoltà di ammortamenti e ritenute; adatto a grandi volumi |
Svantaggi principali | No detrazione costi (solo contributi); scatta l’uscita se superi ricavi | Tassazione IRPEF con aliquote elevate; più adempimenti rispetto al forfettario | Complessità amministrativa; più costi di gestione e oneri contabili elevati |
Le informazioni nella tabella sono tratte dalle normative e da guide fiscali di settore. Ogni caso va valutato singolarmente, ma in generale il regime forfettario conviene per chi è agli inizi con fatturati contenuti, mentre i regimi ordinari (semplificato o completo) sono più indicati per attività con ricavi elevati o costi significativi.